Giovani e disturbo borderline, il progetto Young Inclusion

Da “Prima Lecco”

Sono sempre di più i giovani e giovanissimi in Italia che soffrono di disturbo borderline della personalità. Per dare una risposta al loro disagio due anni fa è nato “Young Inclusion”. Un progetto innovativo, che fa parte del programma Interreg Italia-Svizzera, sorto allo scopo di recuperare e prevenire situazioni di grave marginalizzazione di giovani. Il progetto, stato presentato martedì 18 maggio all’interno dell’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli, con l’incontro “Che fine ha fatto il nostro desiderio di vita”.

Il progetto Young Inclusion

Si basa sull’idea di cura attraverso la comunità. Un’azione di community care per disabili fisici da incidente, donne in situazione di disagio, ma anche giovani con disturbo di personalità borderline.

Dalle ricerche effettuate in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele di Milano, osservatorio competente e privilegiato sul mondo “borderline” è emerso che il fenomeno non solo colpisce in giovane età, nel momento in cui i ragazzi sono alla ricerca della propria identità, ma che riguardi soprattutto le ragazze. Da qui la scelta, nel secondo anno di progetto di ampliare la propria offerta di aiuto con la creazione di una nuova comunità, la struttura Frida Kalo a Gerenzano, dedicata esclusivamente all’aiuto di ragazze che soffrono di disturbo borderline della personalità.

Presenti in conferenza il Presidente del Consiglio Alessandro Fermi, e Letizia Caccavale, membro del Consiglio regionale per le Pari Opportunità.

“Riteniamo che sia importante sostenere questi progetti e dare loro la maggiore visibilità possibile. In quanto crediamo che una delle principali funzioni che deve avere la politica sia quella di identificare le progettualità importanti per il territorio, aiutando a dare risposte concrete alle situazioni di disagio che ci sono e non vanno ignorate, ma aiutate. Questa iniziativa è un seme, che abbiamo lanciato già l’anno scorso e che vogliamo continuate a coltivare”. Ha spiegato Fermi.

Insieme a loro anche il Project Manager di Young Inclusion Alcide Gazzoli, lo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Visintini, ideatore del metodo rivoluzionario GET (Gruppi Esperienziali Terapeutici) utilizzato per la cura dei disturbi borderline, e il sacerdote don Walter Magnoni, responsabile del Servizio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Milano. Gazzoli, nel parlare dell’iniziativa ha sottolineato come questa cerchi di dare una risposta a persone che credono di non avere una “seconda possibilità”. “Crediamo che chiunque, nel momento in cui incontri la giusta cura e accompagnamento, possa riscoprire l’amore per il proprio sé. Un motore che le violenze e le fragilità psicologiche o le menomazioni fisiche possono soffocare, ma mai del tutto eliminare, e che può diventare un’autentica spinta per una rinascita”.